domenica 22 aprile 2012

il mio bang

Avendo come programma un centro creativo per la lavorazione della plastica, ho pensato che il gesto che più comunemente facciamo è quello di schiacciare la bottiglietta d'acqua vuota prima di gettarla via.
E' proprio questo gesto ad avermi ispirato nella scelta del bang.
La distorsione della bottiglia diventa il bang del mio progetto...
lo spazio si deforma, si contorce, le facce ruotano, si piegano, si nascondo l'una dietro l'altra.


la scacchiera

E' stato molto interessante giocare con le componenti dell'opera presa in esame, la grande plasticità dei vari pezzi mi ha permesso di creare una serie numerosa di possibili combinazioni tutte di grande effetto.
Nella tavola seguente ho inserito sia la ricostruzione della Concert Hall Disney, sia alcune ipotesi architettoniche da me formulate.

analisi di un'opera

l'opera da me scelta per l'analisi della scacchiera è la Concert Hall Disney a Los Angeles



La Walt Disney Concert Hall; che ospita la nuova sede della Los Angeles Philharmonic, si presenta come un'opera d'arte nel centro di Los Angeles.

Progettata da Frank Gehry e inaugurata nel 2003; è un'architettura sensazionale sia per la forma, sia per la magistrale rispondenza dei requisiti richiesti dal bando: un ingresso principale aperto e permeabile, un sereno rapporto con il vicino Dorothy Chandler Pavilion (l’attuale Music Center adibita a sala per opere e concerti), una facciata pedonale lungo Grand avenue, un’area all’aperto riservata ai musicisti ed infine un ampio giardino.
Il progetto si fonda su una serie di contraddizioni: volumi interni chiusi ed esterni permeabili, superfici curve che si piegano generando spigoli vivi che puntano verso il cielo, spazi concavi e convessi, legno ed acciaio.

Gli ingressi; tutti differenti per forma e funzione, sono posti in corrispondenza dei quattro angoli dell’isolato, rompendo così la maglia regolare della città, con la quale interagisce attraverso la collocazione del foyer che si snoda lungo la strada. Gli elementi architettonici sinuosi che lo delimitano (ma non lo chiudono), permettono lo svolgimento di una pluralità di attività: conferenze, dibattiti legati agli spettacoli, programmi educativi, spettacoli improvvisati che si susseguono durante l’arco della giornata.

I percorsi a zig-zag suggeriti dalla pavimentazione, e apparentemente casuali, conducono il visitatore attraverso una serie di colonne, all’interno del teatro che rappresenta il fulcro del progetto stesso. Il grande parallelepipedo, concepito come uno spazio ermetico e simmetrico, è in grado di ospitare circa 2265 persone ed è realizzato su una piattaforma sopraelevata alla quale si accede attraverso una scala coperta. All’interno le balconate e le file in platea sono realizzate in abete Douglas, un materiale ligneo dal colore chiaro che garantisce un’ottima acustica.

Un teatro dalle dimensioni più piccole (può ospitare fino a 250 persone) è invece collocato ad incasso nelle vicinanze del parcheggio e sopra di esso sorge un anfiteatro all’aperto. Altri volumi dalle fattezze scultoree ospitano sale prove, un ristorante, aree multifunzione, servizi igienici e spazi di circolazione. Nel complesso sembra piuttosto una composizione di elementi progettati separatamente e pensati per poter vivere da soli sia funzionalmente che staticamente.

Dal punto di vista costruttivo, l’intera costruzione risulta dalla fusione di due sistemi costruttivi: uno regolare a maglia con pilastri in cemento ad interasse costante, e uno a setti che sorreggono il rivestimento esterno in acciaio inossidabile a finitura opaca. A rendere scultoreo l’edificio contribuisce notevolmente la luce, soprattutto quella naturale che penetra attraverso una serie di bucature impercettibili e sempre diverse, una luce che muta costantemente e che fa leggere a chi si trova all’interno una sequenza non finita di spazi.

Proprio questo aspetto scenografico dell’esterno però, è stata la causa delle sostanziali modifiche apportate al rivestimento esterno della sala fondatori poiché l’alta qualità riflettente del rivestimento fatto con pannelli lucidati a specchio, aveva provocato fenomeni di abbagliamento e surriscaldamento dannosi per la comunità.


Ho cercato poi di trascrivere graficamente in una tavola la descrizione precedente.
Questo è l'elaborato che sintetizza i cinque aspetti secondo me fondamentali dell'opera.

"Architettura e modernità"

leggendo le pagine del libro "Architettura e modernità" ho trovato molto interessante la settima parte intitolata: Il successo dell'architettura nel mondo: 1988-2000; in quanto racconta un momento di profondo cambiamento in ambito architettonico.
Riporto di seguito i vari passi trattati nel libro, analizzando brevemente le opere più importanti citate in queste pagine.


La mostra del 1988 Deconstructivist Architecture , presso il Moma di New York; nella quale vengono messi a confronto sette architetti quali: Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, Coop Himmelb(l)au, Bernard Tschumi, Daniel Libeskind e Rem Koolhaas; ha avuto il potere di influenzare gli orientamenti futuri del dibattito architettonico, in un contesto socio-politico caratterizzato da grandi cambiamenti: la caduta del muro di Berlino (1989), la decadenza del comunismo russo, l’elezione di Papa Wojtyla, l’apertura verso una nuova globalizzazione.

Il nome voluto dai curatori Philip Johnson e Mark Wingley  “decostruzione”, fa riferimento in prima istanza alla decostruzione filosofica di Jacques Derrida secondo il quale, tutto ruota attorno al concetto di differànce  “che serve a focalizzare l’attenzione sul carattere dinamico della differenza, irriducibile condizione di possibilità della presenza, dell’identità” (Derrida 1972). In questo modo, l'architettura scardina le strutture portanti della tradizione e cerca di liberarsi dalla subordinazione ad altro - per esempio al valore del bello, dell'utile o dell'abitabile. Ciò non significa dar vita a forme architettoniche inutili, brutte o inabitabili, ma significa solo voler "contaminare l'architettura".

Come sostiene il sociologo Alvin Toffler infatti, si apre in questi anni La terza ondata e cioè una nuova fase in cui l’architettura si presenta come mezzo di comunicazione, come metafora. Non è il carattere funzionale e rendere giustizia all’opera ma piuttosto il suo modo di relazionarsi con il contesto urbano e sociale.
A questo proposito vale la pena dunque nominare due progetti particolarmente significativi e conosciuti:
Museo ebraico di Berlino, Daniel Libeskind, 1989-99

Il museo a forma di spezzata, si incunea nella nobile zona barocca di Friedricstadt e trae forza dalla linea capace di rompere, estendersi, lacerare lo spazio. E’ l’architettura stessa, fatta di spazi vertiginosi e laceranti a comunicare il dramma vissuto dal popolo ebraico; è un luogo che riesce a trasmettere un’idea totalizzante e drammatica di vuoto esistenziale. Un senso di inquietudine, di squilibrio e di colpa pervade e accompagna il visitatore.

Museo Kiasma di Helsinki, Steven Holl, 1993-98

Il museo si basa un’idea metaforica e gioca sul duplice significato di chiasma: inteso come figura retorica o punto di incontro delle nervature ottiche.  Secondo Steven Holl, il progetto deve percorrere, scoprire i flussi e sentire la luce e i materiali dell’architettura. Sono i flussi e le forze stesse della città (le preesistenze, i movimenti, la griglia urbana, l’acqua) a definire la forma dell’edificio.

 Questo spiccato interesse per l’informazione e la cultura, si sposa; nell’ultimo decennio del ‘900, con la volontà di riqualificare le aree industriali dismesse e porta alla nascita del concetto di mixitè funzionale ampiamente trattato negli anni da Renzo Piano.
La società dell’informazione infatti; fondandosi sulle reti di comunicazione, ha permesso di combinare e sovrapporre le diverse funzioni ribaltando il concetto di zoning che aveva rigidamente diviso la città in tempi e spazi.
Proprio a Renzo Piano spetta il ruolo di promotore di questo nuovo approccio mentale già implicito nel Beaubourg  di Parigi. Il progetto chiave è il Sony center a Postdamer Platz, Berlino, 1992-1998

E’ un edificio in cui residenziale, commerciale e terziario si alternano in un gioco di forme e colori che non perde di vista l’aspetto architettonico, urbano e ambientale.

Contestualmente in questi anni emergono interessanti studi sulla trasposizione dell’arte in architettura. Secondo Calatrava; promotore di questo nuovo approccio progettuale, il calcolo e la conoscenza tecnica sono solo gli strumenti per ottenere la forma desiderata. Le sue costruzioni, che dichiaratamente ricalcano le strutture vegetali (rami degli alberi) e anatomiche (scheletri degli esseri viventi), sono caratterizzate da un uso sapiente dei materiali impiegati ciascuno per le sue proprietà specifiche: la pietra in compressione, il ferro in tensione, il legno per piccole luci, il cemento armato per dare forma plastica alle membrane strutturali.
L’altro aspetto fondamentale di queste enormi sculture, oltre all’armonica sagomatura delle armature rispetto agli sforzi, e alla conformazione organica degli spazi, è che sono strutture in grado di muoversi.
Padiglione Swissbau, Basilea, 1989

E’ proprio il movimento la chiave più importante e affascinante di quest’opera. La composizione si basa infatti su una serie di costole incernierate lungo un muro in cemento armato con dei dischi la cui rotazione si ripercuote nel movimento ascendente e discendente delle nervature.

Per Koolhaas invece, impegnato nella stesura del libro Delirious New York nel quale analizza la metropoli americana, il tema centrale dell’architettura è l’applicazione del principio sommatorio e additivo.
Casa Floriac, Bordeaux, 1997-98

 La casa è particolarmente interessante per l’innovativa soluzione scelta dall’architetto che si è dovuto confrontare con la disabilità del committente. Se dall’esterno appare fredda e metallica, all’interno una parte del solaio; che corrisponde allo studio del proprietario, attraverso un pistone idraulico, è in grado di alzarsi e abbassarsi in corrispondenza dei vari livelli dell’edificio permettendo al committente la massima flessibilità nei movimenti.

Un altro tema affrontato in ambito architettonico da Jean Nouvel  e da Herzog & De Meuron è quello della superficie e della bidimensionalità.
Nouvel stesso afferma:  “L'architettura deve ormai significare, comunicare, raccontare; deve rivolgersi più all'anima che alla vista, e per conseguire queste finalità, ogni espediente è concesso.” Per la prima volta la trasparenza non è più legata all’oggettività della macchina ma piuttosto all’ambiguità dei messaggi contemporanei trasmessi dai media.
Fondazione Cartier, Parigi, 1991-94

Si tratta di un’architettura leggera fatta di una sottile trama di vetro e acciaio. Il largo uso delle superfici vetrate trasparenti, creano un effetto illusorio che attenua i limiti tangibili dell’edificio e rende superflua la lettura di un volume solido, in una poetica dell’evanescenza. Gli alberi traspaiono dietro l’alto recinto vetrato ad eccezione del grande cedro che si riflette nei due schermi riflettenti che sottolineano l’entrata.

Cabina di manovre ferroviarie, Basilea, 1994-97
Per loro la superficie esterna non è affatto un tema superficiale ma piuttosto rivela inaspettate profondità emotive, caratteriali, storiche e psicologiche proprio come avviene per il nostro corpo. L’edificio si presenta come un volume scatolare ricoperto da strisce di rame che si avvolgono in certi punti per permettere alla luce di entrare nell’edificio. E’ proprio la luce il nuovo mezzo per trasmettere i messaggi nel mondo contemporaneo e la superficie dell’edificio diventa dunque la nuova vera interfaccia.

Ma in un contesto urbano già impostato e in gran parte costruito, le aree dismesse diventano il punto di partenza per creare nuove relazioni tra il nuovo e il vecchio. L’esempio più evidente è il
 Centro Le Fresnoy per le Arti contemporanee, Tourcoing, 1991-97
Il complesso, anch’esso basato su un concetto di mixitè (scuola d’avanguardia e centro di produzione), è tutto incentrato sullo sfruttamento sapiente degli spazi interstiziali ottenuti coprendo le vecchie strutture murarie con una copertura piana metallica. La scelta, come si potrebbe pensare, non è stata dettata da esigenze funzionali bensì al contrario la volontà dell’architetto era proprio quella di riuscire a mettere in relazione il passato industriale con il presente elettronico fondato sulle interconnessioni.

Vale la pena a questo punto tornare sulla ricerca architettonica di Peter Eisenman che in questo periodo, interrogandosi sulla possibilità di traslare in architetture l’idea di movimento, elabora la tecnica del “blurring”. L’idea prende atto dallo studio di un’opera di Giacomo Balla del 1911 intitolata Dinamismo di un cane al guinzaglio. E viene magistralmente riproposta in un progetto del 1988.
Aronoff Center, Cincinnati, 1988-97

A partire dalle preesistenze, si innesca un meccanismo che agisce attraverso incastri, deformazioni, traslazione, sovrapposizioni e diagrammi funzionali. Il nuovo ampliamento, corrispondente al volume ondulato laterale, si insinua tra i vecchi edifici con andamento a zig-zag come fosse una nuova promenade che accoglie le funzioni comuni. Ad entrambi è stata applicata la tecnica del blurring che ha permesso di trasformare l’insieme in un sistema statico in movimento.

La volontà di rendere il movimento porta Gehry a progettare spazi che sembrano scene teatrali in continua trasformazione. Gli attori-volumi delle sue architetture sembrano infatti parlare, muoversi e ballare nello spazio; non hanno bisogno del fruitore per essere vivi. Traiettoria, allusività simbolica e urbanscape diventano le parole chiave di questa nuova architettura che sembra aver fagocitato i temi della plastica futurista (non a caso infatti la passione per la scultura porta Gehry a confrontarsi con l’opera di Boccioni intitolata Muscoli in velocità).
In opere quali: il Museo Vitra a Weil am Rhein oppure la Concert Hall Disney a Los Angeles, o il più famoso Guggenheim di Bilbao, l’architetto si diverte a sagomare masse sinuose e dinamiche che rimbombano e deformano lo spazio circostante. Con Gehry si assiste al passaggio dallo spazio organico allo spazio sistema. Ciò significa che la creazione di uno spazio non è più basata solo sul suo funzionamento interno ma dipende da diverse considerazioni ( l’ ambiente circostante, lo spazio, l’espressività etc..) concepite come equazioni direttamente concatenate.
Museo Guggenheim, Bilbao, 1991-97

 L’opera; che si colloca in un nodo degradato e strategico della città lungo il fiume, è tra le più importanti e conosciute della fine del XX secolo; per la sua concatenazione tra i corpi che s'intrecciano con virulenza meccanica uno sull'altro creando spazi vivibili sia all’interno che all’esterno.  L’importanza del museo è dettata sia dal suo aspetto scenografico; poichè con le sue traiettorie slanciate e curvilinee, rimanda a un universo in costante movimento; sia dal suo aspetto simbolico e dalla sua valenza metaforica. Il complesso infatti; sia dal punto di vista formativo sia per la sua valenza sociale sembra una grande cattedrale pronta ad accogliere i numerosissimi visitatori che tutti i giorni vi si recano in una sorta di pellegrinaggio.


nuovo programma funzionale

UN MONDO DI PLASTICA_PERCORSI CREATIVI PER IMPARARE A TRASFORMARE UN NEMICO DELL'ECOLOGIA IN OPERA D'ARTE 

LIVING
- alloggi temporanei per gli artisti, i maestri e gli studenti che si recano nel centro per tenere/seguire corsi e woorkshop;
- oasi di sosta a pagamento per i fruitori (si intendono stanze da poter affittare ad ora per coloro che durante i vari corsi avessero bisogno di una piccola pausa o eventualmente per i maetri che tengono seminari di una sola giornata).

CREATING
- museo dei giocattoli di plastica;
- centro di raccolta della plastica;
- laboratorio creativo per tutte le età;
- laboratorio di scenografia che utilizzi i materiali di scarto della società;
- atelier di moda che utilizzi stoffe e materiali riciclati;
- studio di design e progettazione.

EXCHANGE
- negozi di vendita diretta degli oggetti realizzati;
- negozio di vendita di giocattoli;
- punto ristoro realizzato con materiali riciclati;

REBUILDING NATURE
- è la stessa attenzione ecologica ed il rispetto per l'ambiente a muovere tutto il progetto; questo è il mio rebuildin nature.

INFRASTRUCTURING
- riqualificazione delle strade che servono la zona.

ex tempore del 18 aprile

in quest'occasione dovevamo confrontarci con il contesto per cercare di far emergere il nostro bang.
come prima cosa ho fatto degli schemi esemplificativi che potessero essere la base di partenza per fare poi delle scelte progettuali adatte al contesto.









dopo quest'analisi, ho deciso che il mio bang sarebbe stato:
LA DISTORSIONE

L'opera presa come riferimento è stata Casa Guardiola di Peter Eisenman.
Casa Guardiola, Cadice, 1988


L’edificio residenziale, mai realizzato, è l’emblema della teoria proposta da Eisenman secondo il quale, a dettare le forme degli edifici, è “una logica che contiene l’illogico”.
La forma ottenuta dall’intersezione di una serie di L ruotate nello spazio (applicando cioè la tecnica del "blurring" elaborata dallo stesso Eisenman), appare complessa e vibrante.
E’ l’idea stessa a manifestarsi come processo generativo.

ex tempore del 4 aprile

questo è l'ex tempore del 4 aprile scorso; il tema era:
UN FATTO DOLOROSO

ex tempore del 5 marzo

questo è l'ex tempore del 5 marzo scorso; il tema era:
IL PROGETTO CHE HAI SEMPRE SOGNATO DI FARE


...una piccola confidenza

e come direbbe qualcuno che conosco...meglio tardi che mai!!!
finalmente riesco ad aggiornare il mio blog e ahimè mi tocca farlo pubblicando gli elaborati fatti in aula...che purtroppo sono un vero fiasco...
magari dateci solo un'occhiata veloce!!!

martedì 10 aprile 2012

il luogo a me caro

Devo ammettere che in fondo la scelta del luogo a me caro non è stato poi tanto difficile come pensavo...se infatti ho inizialmente tentato di rivivere invano tutte le emozioni provate nei luoghi caratteristici della mia infanzia, la scelta è "ricaduta" infine su un luogo, che tuttora mi emoziona come fosse la prima volta...l'Abbazia di Valvisciolo a Sermoneta.
Col tempo, ho imparato ad apprezzarla non solo per le ottime caramelle al miele che facevano i frati, ma soprattutto per la splendida architettura cistercense ancora intatta (seppur resa quasi irriconoscibile all'interno della chiesa a causa di un recente intervento di restauro) e per l'atmosfera surreale che la caratterizza. Amo particolarmente il chiostro; vero centro del monastero, nel quale è possibile ammirare la stupenda sequenza di archi sorretti da una coppia di colonnine in travertino, con capitelli a foglie di acanto.


A tal proposito vorrei aggiungere una citazione tratta da un libro che si intitola: Filosofia del paesaggio di Paolo d'Angelo:
"Quel che un luogo significa per noi non può mai essere ridotto ai soli dati fisici o biologici [...]; nella percezione di paesaggio/luogo noi compiamo un'esperienza estetica che organizza quello che vediamo sulla base di componenti immaginative, emotive, memoriali, identificative e personali."

scelta dei "compagni di viaggio formativi"

eccomi qui puntuale per una nuova consegna...
stavolta la sfida era quella di scegliere tre "compagni di viaggio formativi" cioè tre progetti per noi interessanti dal punto di vista architettonico per i quali fare un'analisi dell' ARCHITETTURA COME SE...cioè andare a trovare: le parole chiavi, la metafora e l'immagine nascosta nel progetto.
Il lavoro, decisamente diverso dal solito, si è rivelato particolarmente interessante e stimolante; e questo è quello che ho prodotto:

MEDIATECA A COTTBUS, IN SVIZZERA BY HERZOG & DE MEURON


TREEHOUSE RESTAURANT AD AUCKLAND, IN NUOVA ZELANDA BY PACIFIC ENVIRONMNTS


STADIO QI ZHONG A SHANGHAI, IN CINA BY MITSURU SENDA


giovedì 5 aprile 2012

citazione

"Più questo progetto/figlio lo sentirete vostro e più sarete in grado di difenderlo, proteggerlo e realizzarlo."

Rosetta Angelini, lezione del 4 marzo 2012, ARCHITETTURA COME SE... 

URBANVOIDS

Il vuoto urbano descrive un'area urbana di grandissime potenzialità di trasformazione ma depressa e che influenza molto negativamente la vita economica e sociale della comunità/collettività.

conferenza 29 marzo

giovedì 29 marzo, ho avuto modo di partecipare ad una conferenza molto interessante che si è tenuta a fontanella borghese e che si intitolava:



Il tema dell'incontro; come si può ben capire dal titolo, routava attorno alla premiazione di quattro tesisti del corso di laurea di restauro, che si sono distinti per il loro lavoro di analisi, mappatura e classificazione delle zone aquilane colpite e in gran parte distrutte dal terremoto il "lontano" 6 aprile 2009.
La rielaborazione dei dati, supervisionata dalla professoressa Lucina Caravaggi e dal professore Luigi Sorrentino, ha portato alla redazione di Piani di Recupero e di Ricostruzione che saranno a breve pubblicati.

Come per tutti gli eventi catastofici avvenuti nel nostro paese, a pochi anni di distanza non se ne parla più e le popolazioni restano abbandonate a se stesse...spero che interventi e conferenze di questo tipo possano avere una risonanza maggiore ma soprattutto possano finalmente cominciare a produrre risultati importanti.

citazione

"Lo spazio urbano dev'essere progettato, riqualificato, inventato da chi lo vive."

Antonino Saggio, Conferenza UrbanGreenLine 

Conferenza UrbanGreenLine


il 27 marzo alla Casa dell'Architettura si è tenuta la conferenza intitolata: 
UrbanGreenLine
una infrastruttura ecologica per Roma
tra passato e futuro

Successivamente alla presentazione del progetto, fatta dal guest editor, Antonino Saggio, ne è seguita una discussione molto interessante alla quale hanno partecipato: Cesare Casati (direttore della rivista l'Arca), Alfonso Giancotti (direttore della Casa dell'Architettura), Piero Ostilio Rossi (direttore Diap, Sapienza), e Walter Tocci (direttore CrS).
Numerosi sono stati anche gli studenti/architetti intervenuti che; in prima persona hanno avuto modo di presentare i loro lavori; tutti pubblicati nella rivista L'ARCA n°278 di marzo; ai presenti in sala.

Riporto di seguito alcune informazioni più specifiche per chi non avessa partecipato alla conferenza e dunque non conoscesse il progetto:
UrbanGreenLine è un Progetto urbano che crea un anello ecologico e infrastrutturale di circa 13 chilometri, che intende ricucire e connettere due grandi cunei verdi a scala metropolitana: il Parco archeologico della Caffarella e il Parco di Centocelle. Il suo sviluppo è costituito da 21 tratti di strade esistenti a ciascuna delle quali è associato un insieme di progetti specifici sia lungo l'andamento della infrastruttura che nelle aree libere, in vuoti urbani spesso inutilizzati e semi abbandonati, limitrofi. La mobilità attraverso una linea tranviaria di nuova concezione diventa così la forza trainante di una vasta sovrapposizione di interventi e di finalità per la città di oggi. (tratto dalla rivista l'Arca n°278, pag. 4)

Il progetto si presenta come un progetto urbano sistemico fondato sul concetto della mixitè.
Questa, concepita come caratteristica peculiare del vivere contemporaneo, si fonda su cinque principi che sono: multifunctionality, systematic green, information technology foam, living accessibility, magic crisis.
Una complessità programmatica e funzionale che permette di concepire l'architettura non come edificio statico ma come evento in grado di modificarsi nel tempo.